FABIO CAPOCCIA
De Passione Iesu Christi et Resurrectione dal 20 marzo al 31 maggio 2018
Inaugurata il 20 marzo, la personale di Fabio Capoccia - brillante artista soranese - rimarrà esposta nel museo fino al 31 maggio 2018.
La mostra, ospitata dal Museo di Palazzo Orsini con il patrocinio dei Comuni di Pitigliano e di Sorano, rispetta il progetto di educare al dialogo l'arte antica con quella contemporanea e in particolare di offrire opportunità e visibilità agli artisti locali e non solo.
“De Passione Iesu Christi et Resurrectione” è il titolo della mostra proposta, inteso come un segnale di allarme, un senso di smarrimento, un’immediata richiesta di aiuto ma anche un segno di rinascita e di una straordinaria invocazione alla Vita e alla speranza. Se è vero che l’arte deve saper mandare segnali forti, allora la mostra dell’artista Fabio Capoccia, compie la sua funzione comunicativa ed espressiva.
Nelle opere esposte e attraverso contrasti forti di colori e di immagini irrompenti che si alternano, sovrappongono e emergono, l’artista ha voluto proporre la straordinaria antinomia tra il dramma del dolore e della morte, e la speranza della rinascita, attraverso l'espressione di un vero e proprio ossimoro esistenziale. Nelle sue opere realizzate con tecnica mista, Capoccia è stato catturato dai due temi fondamentali e irrinunciabili della fede cristiana, i quali sono anche gli stessi temi dell'esistenza umana. Temi che si manifestano sia nell'Uomo-Dio che nell'uomo-creatura.
Oli su tela che parlano di passione e di morte intese come l’estremo senso dell’abbrutimento dell’animo umano, di cui il mondo pullula di esempi, fino a trasformare in arte quello che Pasolini definiva “il genocidio antropologico” per eccellenza, sottoponendo ad un giudizio profondamente critico il tema contemporaneo dell’alienazione, fino a denunciare non tanto la morte di Dio quanto la morte dell'uomo.
Attraverso l'espressione pittorica dell'ultima parte del percorso umano di Gesù Cristo, se da una parte ha voluto portare l'inquietudine dinanzi al dramma dell’uomo, denunciando le barbarie moderne, nel senso più amplio della loro definizione, dall'altra ha voluto sottolineare anche la speranza di fronte alla proposta di Dio. Dunque Capoccia vuole che l'occhio vada oltre, che il sentimento vada oltre, che l'uomo vada oltre.
|