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4 WAYS turismo

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FOUR WAYS Servizio per il turismo della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello --- ENTRA NEL NOSTRO SITO...

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INAUGURAZIONE DEI LAVORI ESEGUITI AL PIANO NOBILE

NUOVE SALE ESPOSITIVE, NUOVA ILLUMINAZIONE

 

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA "SIGNA VERITATIS"

OPERE DI THOMAS LANGE E MUTSUO HIRANO

(22 aprile  |  30 settembre 2017)


22 APRILE 2017  |  ORE 10:15


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INAUGURAZIONE MUSEO 22APR17COMUNICATO STAMPA

L’immensa mole del palazzo-fortezza dei Conti Orsini caratterizza gli affascinanti quadri ambientali di Pitigliano, la città del tufo. Iniziato a costruire nel secolo XII dai Conti Aldobrandeschi come fortezza, nuovi interventi di ampliamento vengono realizzati nel 1462 circa, in occasione del matrimonio fra Niccolò III Orsini con Elena dei Conti di Montelanico, mentre nel 1520 vengono rinnovate le strutture difensive su progetto dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Diviene residenza del Vescovo dal sec. XVIII e poi sede dell’attuale Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello.

Dal 1989, per volontà del Vescovo Mons. Eugenio Binini, parte del Palazzo Orsini diviene anche deposito espositivo di molte opere d’arte religiosa provenienti dalle parrocchie della diocesi, sottratte al degrado e al pericolo di furti. Dal 1999 le sale espositive e le opere d’arte vengono aumentate di numero e mediante decreto il Vescovo Mons. Mario Meini erige gran parte del palazzo a museo diocesano. I Vescovi successivi ne proseguono la valorizzazione con il restauro di molte opere e degli importanti soffitti affrescati del secolo XV.

Negli ultimi dieci anni, in collaborazione con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Siena, sono stati compiuti studi relativi ad una ulteriore valorizzazione e ad una musealizzazione definitiva, in particolare per la realizzazione di una nuova illuminazione delle sale e delle opere d’arte. Gli studi si sono trasformati in progetto e il progetto in realtà. Va ricordato che i lavori ed i restauri progettati, sono stati realizzati tutti dalla Diocesi con il sostegno dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana attraverso i fondi derivanti dall’8x1000 alla Chiesa Cattolica.

Il Museo di Palazzo Orsini è un istituto culturale della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello a gestione diretta e senza fine di lucro. L’idea fondamentale è quella di rendere il Palazzo Orsini museo di se stesso e un polo culturale a servizio del comprensorio diocesano; in particolare renderlo una sintesi della storia quasi bimillenaria della Diocesi, della sua cultura e della sua identità. Il museo è destinato anche a divenire un istituto che possa progettare proposte di ricerca, proposte didattiche e eventi culturali, in piena collaborazione con l’Archivio Storico Diocesano e la Biblioteca Diocesana “San Gregorio VII” ed anche con le istituzioni civili del territorio. Il Museo di Palazzo Orsini non è il museo «di» Pitigliano, ma il museo della Diocesi e anche della collettività, in quanto come luogo di storia, cultura e arte è a servizio della popolazione e fruibile a tutti. Lo dimostra il fatto che nel 2016 è stato il terzo museo della Provincia di Grosseto quanto a numero di visitatori, provenienti dall’Italia e dall’estero. 

 

Il museo ha ritrovato quest’anno parte dell’antico splendore con l’allestimento delle sale storiche e in particolare del piano comitale, con importanti restauri ed una accurata collocazione delle opere qui conservate, concentrate soprattutto nella nuova pinacoteca. Per esempio La Madonna con Bambino attribuita a Jacopo Della Quercia, una tavola di Guidoccio Cozzarelli, dipinti del Nasini, due grandi tele di Francesco Zuccarelli, bozzetti di Pietro Aldi, codici miniati e pergamene del sec. X-XII, vasi sacri del sec. XV, soffitti con interessanti cicli di affreschi quattrocenteschi, ecc.

 

 

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Giornate AMEI e Signa Veritatis - 21 ott 2017

 AMEI Giornate 2017 Manifesto

 



GIORNATE DEI MUSEI ECCLESIASTICI

V edizione

21 e 22 OTTOBRE 2017 

*** Ingresso ridotto per tutti i visitatori *** 

*** Visite guidate comprese nel biglietto - ore 11:30 - Prenotazione obbligatoria, minimo 10 persone ***














 

 

MOSTRA "SIGNA VERITATIS"

OPERE DI THOMAS LANGE E MUTSUO HIRANO

NUOVE SALE ESPOSITIVE, NUOVA ILLUMINAZIONE

22 APRILE - 30 SETTEMBRE 2017 

PROROGATA FINO AL 29 OTTOBRE 2017

CATALOGO DISPONIBILE ALLA RECEPTION


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Signa Veritatis - bannerI diversi linguaggi artistici quali la pittura, la scultura, la letteratura, la fotografia, sembrano affascinati dall’Invisibile, da ciò che sfugge ad una presa sensoriale dell’uomo, ma che tuttavia lo riguarda profondamente. Forse è proprio la natura dell’arte, il suo consistere e comporsi nella materia, nelle forme e nei colori o nelle parole, che la porta a sfociare in una dialettica vicino-lontano, visibile-invisibile, umano-divino, materiale-sprituale. Una dialettica che avvolge e coinvolge l’uomo in ricerca di sé, della sua origine e del suo fine.

La mostra «Signa Veritatis» di Thomas Lange e Mutsuo Hirano vuole porre in risalto la nascosta o più spesso malcelata – ma comunque presente – ricerca dell’uomo contemporaneo nei confronti dei «segni della verità». L’arte, come le parole, può mostrarli in modo peculiare e dirigere verso il vero colui che li scopre e li guarda in profondità, perché o indirizzano l’uomo alla Verità per attrazione o ce lo conducono per introspezione (cf Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, L. 2, D. 28, q. 1, a. 5). Queste considerazioni del Dottore Angelico affiancano le riflessioni di Sant’Agostino, il quale nel De vera religione (39,72) scrive che la Verità va ricercata nell’uomo interiore, guardando dentro se stessi: Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat veritas. I «segni della verità» fanno eco anche ad un altro grande autore ecclesiale, San Giustino (fine sec. I), che nella II Apologia (cf per es. 13,5) anticipa sia Agostino che Tommaso, affermando che i semi della Verità (Logos) sono presenti in tutti gli uomini (nel caso specifico parla degli scrittori) ed indirizzano alla conoscenza. Dunque, il linguaggio sia figurativo che letterario può – e in qualche modo deve – riuscire a pro-vocare un dialogo tra l’uomo interiore e la Verità.

Nella mostra «Signa Veritatis» emerge l’intento quantomeno di stimolare attraverso il contrasto antico-moderno, l’interesse dell’uomo contemporaneo – anche con proposte forti – indirizzandolo verso una introspezione visiva di sé, del senso innato del sacro e verso un confronto con la storia e se stesso. In particolare il sacro nell’arte dà voce a questa innata dimensione esistenziale dell’uomo, così da rendere l’arte stessa una manifestazione fenomenologica fondamentale del processo d’identità umana e culturale.

San Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio del 1998, afferma che: «In particolare, quando il perché delle cose viene indagato con integralità alla ricerca della risposta ultima e più esauriente, allora la ragione umana tocca il suo vertice e si apre alla religiosità. In effetti, la religiosità rappresenta l’espressione più elevata della persona umana, perché è il culmine della sua natura razionale. Essa sgorga dall’aspirazione profonda dell’uomo alla verità ed è alla base della ricerca libera e personale che egli compie del divino» (FR 33, nota 28). In definitiva la religiosità umana non corrisponde al momento più «basso» o più «primitivo» dello sviluppo dell’identità umana, sociale e culturale, ma ne costituisce quasi il vertice e ne rappresenta il momento più forte della ricerca di senso. In questa prospettiva la dimensione artistica costituisce un mezzo privilegiato per accompagnare l’uomo nella propria elevazione, sia per chi la produce, sia per chi ne è destinatario.

Di fronte a queste considerazioni la mostra «Signa Veritatis», gli artisti autori e lo stesso Museo di Palazzo Orsini si propongono come prospettiva la realizzazione di un dialogo – talvolta anche estremo – tra Volto e volti, tra storia e storie, tra storia e arte, tra storia e uomo, tra storia e Dio, tra Dio e l’uomo. Inoltre, inserita nel contesto dello storico palazzo-fortezza, vuole stimolare un dialogo tra l’ambiente ospitante il museo diocesano con i suoi contenuti storico-artistici e la ricerca umana della propria identità e del sacro nel contesto contemporaneo. Questa ricerca avviene attraverso una dialettica artistica tra i temi religioso e profano ospitati nel museo e le installazioni artistiche dei due autori. È l’ambiente stesso del palazzo, i mobili, i quadri, le sculture, gli oggetti sacri e le opere d’arte contemporanee che si fondono e dialogano in un unico percorso.

L’idea di fondo che gli artisti vogliono esprimere, è la indissolubile e privilegiata simbiosi tra la fede e l’arte, seguendo un assunto: La trascendenza della fede si appella all’arte per essere trasparente, ma l’arte senza spiritualità rimane come una forma senza l’anima.

Anche un’altra idea dà forma alla mostra, ovvero la naturale ricerca da parte dell’uomo della Verità, che si sviluppa tra il reale e il trascendente, tra la disperazione e la speranza, in un percorso dove le forme emergono progressivamente dall’ignoto all’evidente, dall’informe al sensato, dall’inaudito all’audito.

Infatti, come spiegano gli autori: «L’arte come la fede nascono da un’esigenza, da dubbi, da desideri e ci offrono la possibilità di trasformare la nostra disperazione in speranza e in dialogo. Se mettiamo la testa in giù, le nuvole diventano mare e il mare cielo, se appunto rovesciamo la prospettiva».

Ogni opera è composta in modo tale da creare una realtà inafferrabile e misteriosa, che tuttavia è già presente e delineata, ma richiede una focalizzazione, un’attenzione che vada oltre il «guardare» e tenda al «vedere», anzi, quasi al «contemplare». Le realizzazioni artistiche esposte si propongono come luogo di profondità infinita e di intimità, che immerge l’osservatore in attimi di sospensione dove storia, visione e apparizione superano la soglia del reale e si aprono a dimensioni inattese.


Marco Monari

Direttore Ufficio Diocesano Beni Culturali


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SIGNA VERITATIS MANIFESTO






































 
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