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Giornate AMEI e Signa Veritatis - 21 ott 2017

 AMEI Giornate 2017 Manifesto

 



GIORNATE DEI MUSEI ECCLESIASTICI

V edizione

21 e 22 OTTOBRE 2017 

*** Ingresso ridotto per tutti i visitatori *** 

*** Visite guidate comprese nel biglietto - ore 11:30 - Prenotazione obbligatoria, minimo 10 persone ***














 

 

MOSTRA "SIGNA VERITATIS"

OPERE DI THOMAS LANGE E MUTSUO HIRANO

NUOVE SALE ESPOSITIVE, NUOVA ILLUMINAZIONE

22 APRILE - 30 SETTEMBRE 2017 

PROROGATA FINO AL 29 OTTOBRE 2017

CATALOGO DISPONIBILE ALLA RECEPTION


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Signa Veritatis - bannerI diversi linguaggi artistici quali la pittura, la scultura, la letteratura, la fotografia, sembrano affascinati dall’Invisibile, da ciò che sfugge ad una presa sensoriale dell’uomo, ma che tuttavia lo riguarda profondamente. Forse è proprio la natura dell’arte, il suo consistere e comporsi nella materia, nelle forme e nei colori o nelle parole, che la porta a sfociare in una dialettica vicino-lontano, visibile-invisibile, umano-divino, materiale-sprituale. Una dialettica che avvolge e coinvolge l’uomo in ricerca di sé, della sua origine e del suo fine.

La mostra «Signa Veritatis» di Thomas Lange e Mutsuo Hirano vuole porre in risalto la nascosta o più spesso malcelata – ma comunque presente – ricerca dell’uomo contemporaneo nei confronti dei «segni della verità». L’arte, come le parole, può mostrarli in modo peculiare e dirigere verso il vero colui che li scopre e li guarda in profondità, perché o indirizzano l’uomo alla Verità per attrazione o ce lo conducono per introspezione (cf Tommaso d’Aquino, Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, L. 2, D. 28, q. 1, a. 5). Queste considerazioni del Dottore Angelico affiancano le riflessioni di Sant’Agostino, il quale nel De vera religione (39,72) scrive che la Verità va ricercata nell’uomo interiore, guardando dentro se stessi: Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat veritas. I «segni della verità» fanno eco anche ad un altro grande autore ecclesiale, San Giustino (fine sec. I), che nella II Apologia (cf per es. 13,5) anticipa sia Agostino che Tommaso, affermando che i semi della Verità (Logos) sono presenti in tutti gli uomini (nel caso specifico parla degli scrittori) ed indirizzano alla conoscenza. Dunque, il linguaggio sia figurativo che letterario può – e in qualche modo deve – riuscire a pro-vocare un dialogo tra l’uomo interiore e la Verità.

Nella mostra «Signa Veritatis» emerge l’intento quantomeno di stimolare attraverso il contrasto antico-moderno, l’interesse dell’uomo contemporaneo – anche con proposte forti – indirizzandolo verso una introspezione visiva di sé, del senso innato del sacro e verso un confronto con la storia e se stesso. In particolare il sacro nell’arte dà voce a questa innata dimensione esistenziale dell’uomo, così da rendere l’arte stessa una manifestazione fenomenologica fondamentale del processo d’identità umana e culturale.

San Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio del 1998, afferma che: «In particolare, quando il perché delle cose viene indagato con integralità alla ricerca della risposta ultima e più esauriente, allora la ragione umana tocca il suo vertice e si apre alla religiosità. In effetti, la religiosità rappresenta l’espressione più elevata della persona umana, perché è il culmine della sua natura razionale. Essa sgorga dall’aspirazione profonda dell’uomo alla verità ed è alla base della ricerca libera e personale che egli compie del divino» (FR 33, nota 28). In definitiva la religiosità umana non corrisponde al momento più «basso» o più «primitivo» dello sviluppo dell’identità umana, sociale e culturale, ma ne costituisce quasi il vertice e ne rappresenta il momento più forte della ricerca di senso. In questa prospettiva la dimensione artistica costituisce un mezzo privilegiato per accompagnare l’uomo nella propria elevazione, sia per chi la produce, sia per chi ne è destinatario.

Di fronte a queste considerazioni la mostra «Signa Veritatis», gli artisti autori e lo stesso Museo di Palazzo Orsini si propongono come prospettiva la realizzazione di un dialogo – talvolta anche estremo – tra Volto e volti, tra storia e storie, tra storia e arte, tra storia e uomo, tra storia e Dio, tra Dio e l’uomo. Inoltre, inserita nel contesto dello storico palazzo-fortezza, vuole stimolare un dialogo tra l’ambiente ospitante il museo diocesano con i suoi contenuti storico-artistici e la ricerca umana della propria identità e del sacro nel contesto contemporaneo. Questa ricerca avviene attraverso una dialettica artistica tra i temi religioso e profano ospitati nel museo e le installazioni artistiche dei due autori. È l’ambiente stesso del palazzo, i mobili, i quadri, le sculture, gli oggetti sacri e le opere d’arte contemporanee che si fondono e dialogano in un unico percorso.

L’idea di fondo che gli artisti vogliono esprimere, è la indissolubile e privilegiata simbiosi tra la fede e l’arte, seguendo un assunto: La trascendenza della fede si appella all’arte per essere trasparente, ma l’arte senza spiritualità rimane come una forma senza l’anima.

Anche un’altra idea dà forma alla mostra, ovvero la naturale ricerca da parte dell’uomo della Verità, che si sviluppa tra il reale e il trascendente, tra la disperazione e la speranza, in un percorso dove le forme emergono progressivamente dall’ignoto all’evidente, dall’informe al sensato, dall’inaudito all’audito.

Infatti, come spiegano gli autori: «L’arte come la fede nascono da un’esigenza, da dubbi, da desideri e ci offrono la possibilità di trasformare la nostra disperazione in speranza e in dialogo. Se mettiamo la testa in giù, le nuvole diventano mare e il mare cielo, se appunto rovesciamo la prospettiva».

Ogni opera è composta in modo tale da creare una realtà inafferrabile e misteriosa, che tuttavia è già presente e delineata, ma richiede una focalizzazione, un’attenzione che vada oltre il «guardare» e tenda al «vedere», anzi, quasi al «contemplare». Le realizzazioni artistiche esposte si propongono come luogo di profondità infinita e di intimità, che immerge l’osservatore in attimi di sospensione dove storia, visione e apparizione superano la soglia del reale e si aprono a dimensioni inattese.


Marco Monari

Direttore Ufficio Diocesano Beni Culturali


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SIGNA VERITATIS MANIFESTO






































 

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